Cos’è un’economia del mare? Secondo una definizione data da Unioncamere – l’ente costituito dalle Camere di Commercio di tutta Italia – “L’Economia del mare è una risorsa che genera ricchezza, occupazione e innovazione secondo un modello collaborativo e sostenibile. Il mare unisce settori e tradizioni diverse in un tessuto imprenditoriale diffuso che può essere una leva straordinaria per il rilancio dell’Italia”. Insomma una enorme potenzialità di sviluppo complessivo per una comunità.

Una bella definizione, ma che almeno da queste parti non riusciamo a riempire di contenuti.

Il mare che bagna il comprensorio del basso Lazio è infatti una risorsa sacrificata per gliinteressi di pochi privati e di fatto preclusa ai cittadini, a chi abita questi territori. Emblematico l’esempio che ci riguarda nel Golfo di Gaeta, dove uno dei tratti costieri più belli d’Italia, forse d’Europa, è stato dilaniato con una serie di scelte scellerate che lo hanno di fatto diviso con una strada dalle città e dalle persone.

Ci siamo negati il diritto al mare, al nostro mare. Un bene collettivo, uno dei più preziosi.

Nel disinteresse collettivo è mancata negli anni una seria pianificazione; come si usa fare dalle nostre parti tutto è stato lasciato all’iniziativa dei pochi con la conseguenza che il Golfo è divenuto un enorme “patchwork” che sta portando al declino di una bellezza inimitabile. 

Dobbiamo riconquistare il rapporto con il mare. Quindi, mettendo per ora da parte i progetti faraonici come il porto Marina di Cicerone il cui iter di realizzazione è oggi, finalmente, oggetto di particolare attenzione e cautela, è il momento di ripensare a quanto possibile fare nell’immediato, per dare subito nuovo slancio alla nostra economia del mare e alla sua sostenibilità.

di seguito ciò che è stato fatto e che credo si possa fare:

Porto Marina di Cicerone. Sul porto turistico abbiano già informato la società costruttrice che  non siamo più disposti ad attendere sine die che il progetto abbia inizio. ancora oggi non è possibile scorgere almeno l’alba del cantiere.

E’ arrivato il momento di fare chiarezza.

Seguiremo passo passo quanto verrà e quanto non verrà fatto d’ora in poi. La maggioranza del governo cittadino su questo è stata perentoria nei confronti dei vertici della società costruttrice.

Allevamenti ittici. Sugli allevamenti di mitili e pesci nelle acque del Golfo va anzitutto chiarito un tema che nelle ultime settimane ha generato confusione. La Regione Lazio ha ribadito la propria volontà di negare qualsiasi altra installazione di allevamenti ittici nel nostro Golfo. Tuttavia la vicenda è tutt’altro che chiusa. Esiste infatti un protocollo di intesa che conta ormai già più di cinque anni di vita (in vigore!) e che dispone la delocalizzazione delle installazioni ittiche esistenti, al largo e fuori dal raggio del Golfo. Anche qui è arrivato il momento di monitorare quanto si sta facendo e nel caso attivare tutti i canali e gli strumenti a disposizione per vederlo attuato. Bisogna proseguire su questa strada.

Progetto di Consormare del Golfo. Riqualificazione di Mola. Nel recente passato un consorzio di imprenditori locali ha presentato un progetto che prevede la realizzazione di una darsena per il diporto nei pressi del quartiere di Mola. il progetto è fermo in regione in attesa della conferenza di servizi. Credo sia necessario riprendere il percorso, sollecitare la conferenza di servizi perché questa iniziativa ha del buono se, come credo, il proponente sia disponibile a concepire la realizzazione della darsena in un progetto più ampio di riqualificazione dell’intero quartiere di Mola.

Porto commerciale di Formia. Il nostro porto può essere considerato un non luogo.

Il caos e la disorganizzazione regnano sovrane.

Dalla confusione della vicenda Laziomar al capolinea degli autobus. Dobbiamo intervenire subito e riorganizzare le attività che si svolgono sul molo Azzurra e sul molo Vespucci.

Così com’è ora il nostro porto non è commerciale e non è turistico. Sembra più essere un non porto. Ci sono lavori in corso per l’approdo delle navi da crociera. c’è una stazione marittima realizzata da poco ma che inutilizzata o utilizzata a scartamento ridotto, rischia di deperire ancor prima di essere realmente sfruttata.

Ora basta.

Dobbiamo immediatamente sistemare questa situazione in modo da ottenere maggiori ricadute sui servizi ricettivi a terra. Ripeto, nell’immediato e non a lunga scadenza.

Dialogare con Gaeta. Infine, ma forse è il più importante di questo passaggio schematico. E’ arrivato il momento di dialogare concretamente con la città di Gaeta. Vanno cioè gettate le basi per la creazione di un rapporto stabile e duraturo, che metta queste due comunità dalla stessa parte del tavolo, per affrontare le grandi questioni legate all’economia di un mare che ci vede affacciati dalle parti opposte dello stesso bacino. E’ il momento di discutere e trovare soluzioni efficaci, non solo nel breve termine, ma per il futuro. Perché, come detto, ci sono grandi temi che richiedono un impegno maggiore. Non basta più essere soli, c’è bisogno di un fronte comune. per affrontare questioni quali il piano regolatore del mare, la vicenda del pontile petroli e del porto commerciale, la qualità delle acque.

Insomma, non solo Gaeta, ci sono anche altre comunità da coinvolgere, ma è davvero arrivato il momento di perseguire i risultati che vogliamo ottenere come una grande città che non conta più 40mila abitanti, ma fa leva sulla volontà di circa 100mila persone.

Non credo di avere la bacchetta magica e mi rifiuto di fare la stessa fine di chi ha promesso senza ottenere mai nulla chissà poi per quale scopo. Sono consapevole che parliamo di idee impegnative ma sono stufo come tanti di subire ragionamenti superficiali. E’ da stupidi pensare, come fatto in questi anni, che siccome un progetto viene dal passato, e quindi frutto di altri, allora si tratta automaticamente di qualcosa da cancellare, negando ancora una volta un’opportunità da perseguire per l’interesse collettivo. E’ arrivato il momento di agire. Cominciamo. Subito. E facciamolo senza cadere nella sindrome della Pedemontana. Siamo realisti. Cominciamo dalle piccole cose.


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