Sono anni difficili. Le difficoltà, specie quelle economiche, fanno parte della vita di tutti noi.  Ma di fronte a una realtà in continua evoluzione, anche le soluzioni alle nuove problematiche devono mutare. Si esce dalla crisi solo grazie ad una svolta culturale che porti ad un rinnovamento delle idee e dei comportamenti. Dobbiamo rinnovare i nostri sistemi. Quello della politica, quello dei partiti, quello dell’impegno civico. Si tratta di una responsabilità collettiva, ma che chiama ad un impegno ancora maggiore coloro che fanno politica nel vero senso della parola. Che mettono cioè il proprio impegno a servizio degli altri, dei concittadini.

Anche per questa mancanza di impegno e atteggiamento si è vissuto negli anni recenti il momento dell’antipolitica, della rivolta contro i partiti, che per troppo tempo sono stati riconosciuti come inaffidabili e dediti al malaffare. Bisogna ribaltare questo modello. La politica deve tornare ad essere un valore importante per tutti noi. Cosìcome affermava già Bertolt Brecht che ha saputo forse meglio di chiunque altro spiegare di cosa tutti noi abbiamo bisogno:

“Il peggior analfabeta è l’analfabeta politico
Egli non sente, non parla, né s’interessa
degli avvenimenti politici.
Egli non sa che il costo della vita,
il prezzo dei fagioli
del pesce, della farina, dell’affitto
delle scarpe e delle medicine
dipendono dalle decisioni politiche.
L’analfabeta politico è così somaro
che si vanta e si gonfia il petto
dicendo che odia la politica.
Non sa l’imbecille che
dalla sua ignoranza politica nasce la prostituta,
il bambino abbandonato, l’assaltante
e il peggiore di tutti i banditi
che è il politico imbroglione,
il mafioso, il corrotto,
il lacchè delle imprese nazionali e multinazionali”.

E quindi spetta ai partiti il compito di restituire dignità alla politica. Quella dignità che loro stessi hanno contribuito a calpestare. Il partito non può e non deve essere una cricca di persone che operano tutelando a vicenda i propri interessi.

Il partito, a cominciare dall’etimologia della parola, dal latino dividere, cioèprendere una parte, è un’idea ben precisa su ciò che si vuole fare, e che un gruppo di persone condividono e s’impegnano a perseguire.

Oggi assistiamo invece al dilagare dell’analfabetismo politico, quello che Brecht riconosce in coloro che odiano la politica e i partiti, essendo orgogliosi di tale posizione, e che non prendono alcuna parte se non quella di seguire le mode del momento.

C’è bisogno di coraggio!

I partiti non devono essere una contabilità di tessere, ma l’unione di persone che vogliono mettersi in discussione riversando all’interno del gruppo la propria passione, serietà e impegno.

Per questo credo sia inaccettabile nascondere le proprie incapacità dietro a simboli che vanno di moda, ultimo dei quali il ricorso al cosiddetto civismo.

Operazioni di maquillage che si concretizzano nella forte tentazione di“appoggiarsi” a candidati civici, agli uomini nuovi, spesso senza una storia alle spalle fatta di impegno, ma politicamente vergini, come se fare politica sia ormai una macchia indelebile, qualcosa di cui vergognarsi.

Non penso sia questa la strada giusta per perseguire quel rinnovamento di cui abbiamo un disperato bisogno. Il civismo di questi tempi appare troppo spesso uno strumento debole che serve a camuffare la mancanza di idee, di prospettiva, insomma un’operazione civetta per apparire credibili e per prendere le distanze dalla politica, inseguendo l’antipolitica.

Io sono tra quelli che credono che i progetti vadano costruiti, con serietà.

Sono tra quelli che credono che la qualità della propria attività politica si misuri in quanto fatto nel passato e non in quanto si promette di fare – e poi puntualmente non si fa – nel futuro.

Insomma credo che chi oggi ha l’ambizione di fare politica, quella con la P maiuscola, debba sentirsi orgogliosodi ciò in cui crede, mettendoci la faccia per realizzarlo. chi è certo della sua integrità, della bontà del proprio agire ha l’obbligo di portare avanti le proprie idee e dimostrare che il qualunquismo, quello che porta al fare di tutta l’erba un fascio rappresenta solo una visione superficiale e distorta della realtà.

Ovviamente la passione politica e la voglia di impegno devono rappresentare un valore aggiunto di cui il civismo può farsi portatore. Purché si abbia ben presente qual’è l’obiettivo più importante, ovvero il fare, provando a cambiare il mondo partendo dalle piccole cose. Il rischio che si corre infatti è quello che l’elefante partorisca il topolino. O per dirla con le parole di una grande politico, Robert Kennedy, in un suo intervento a proposito dei movimenti di protesta dei ragazzi:“Cercano il cambiamento, ma con un crescente senso di futilità. La loro non èun’estraniazione che porta ad una completa alienazione, ma una disperazione che porta all’indifferenza”.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *