Esattamente un mese e mezzo ci separa dalle prossime elezioni europee e devo essere sincero, iniziare una nuova campagna elettorale è una sfida molto stressante. Diventa difficile chiedere ai nostri concittadini di darci fiducia e con il loro voto la possibilità di governare. anche questa è una conseguenza del momento che viviamo.
è la naturale conseguenza di un modo di fare politica che progressivamente ha segnato una distanza sempre più grande con il Paese reale.
sempre più difficile risulta colmare quel gap di credibilità che la politica ha segnato e diventa solco incolmabile, sul quale però si impone una novità.
se infatti questa è la “foto” del momento, si comincia a percepire in queste elezioni europee un’aria diversa, come se l’ultima azione di governo, questo interventismo sfoderato dal nostro premier matteo renzi, abbia fatto rinascere un barlume di speranza.
speranza, un termine che ben si accompagna con il sogno di europa.
europa come speranza di un futuro migliore. É stato questo il filo conduttore dell’idea antica e moderna d’europa, dalla speculazione di Saint-Simon all’idea di concerto europeo.
già nel 1914, in un epoca devastata dal primo conflitto mondiale, albert einstein e georg friederich nicolai individuavano nella unità politica dei popoli dell’europa la salvezza della civiltà del continente europeo.
e così, a distanza di quasi 30 anni, nel manifesto di ventotene, Spinelli  e Rossi ideavano un percorso che, attraverso l’istituzione di una europa federale, potesse segnare la fine dei regimi totalitari che avevano portato al secondo conflitto mondiale.
insomma da queste esperienze appare chiaro come in momenti di profonda crisi, allora conseguenza di atroci conflitti mondiali, l’europa appariva quale unica panacea, unica strada per evitare che gli stati da tutori della libertà dei cittadini si trasformassero in padroni di sudditi, tenuti a servirli con tutte le facoltà, per rendere massima l’efficienza bellica.
Per questo un’europa libera e unita appariva premessa necessaria per il potenziamento della civiltà moderna, di cui l’era del totalitarismo rappresentava un arresto.
e veniamo ai giorni nostri.
anche la nostra epoca è segnata da profondi conflitti e ciò che sta accadendo in crimea ne è una dimostrazione, ma oggi è la crisi economica a minare le nostre certezze.
se nel 1914 e nel 1942 le guerre rappresentavano l’ostacolo al progresso dei popoli europei oggi disoccupazione, crisi del tessuto produttivo, riduzione sostanziale del welfare ci mostrano un mondo dove il fattore umano viene prevaricato da quello materiale.
l’economia virtuale, quella degli indici di borsa, dello spread, sta prendendo pian piano il sopravvento su quella reale, sempre più caratterizzata da una precarizzazione del mondo del lavoro e dalla progressiva perdita della speranza che qualcosa possa cambiare.
speranza, questo termine che ricorre nei momenti di maggiore difficoltà e che oggi incarna una prospettiva di cambiamento che queste elezioni europee devono necessariamente rappresentare.
abbiamo bisogno di una rivoluzione europea socialista ispirata al principio secondo il quale le forze economiche non debbono dominare gli uomini, ma essere da loro sottomesse, guidate, controllate nel modo più razionale, affinché le grandi masse non siano più vittime.
ed allora vogliamo pensare ad un’europa non più distante dalle dai nostri territori, un’europa che non si limita a dettare il compitino al paese membro affinché lo stesso abbia i conti in regola, ma un’europa in grado di tracciare un percorso, in grado di riaccendere quella speranza che oggi sembra pian piano rinascere.
l’unica risposta possibile alla crisi incombente è la costruzione dell’europa dei popoli, di un’europa di progresso realizzata sulla base dei principi di libertà, democrazia, conoscenza e solidarietà.
la crisi sta alimentando gli egoismi nazionali, le visioni miopi, nuovi e vecchi irrazionalismi e tutto ciò proprio mentre avremmo bisogno di maggiore unità, solidarietà, fiducia nella cultura e nel progresso civile.
ed allora se vogliamo riprendere il percorso del progresso dobbiamo pretendere un europa diversa.
dobbiamo pretendere che all’unità monetaria segua un percorso che ci possa portare a quella visione illuminata che già a inizio del secolo scorso ipotizzava la costituzione degli stati uniti d’europa.
è questo un percorso complesso che richiede il superamento degli egoismo di stato, che richiede l’adozione di un criterio di solidarietà, perché non possiamo sdoganare una idea di europa a due marce, con dei cittadini di serie a e dei cittadini di serie b.
spero che questa tornata elettorale possa rappresentare la svolta
spero che dal 26 maggio possiamo finalmente imboccare quel processo di costruzione degli stati uniti d’europa che da troppo tempo è fermo al palo.
“è la più importante opportunità che ci è concessa dalla storia, l’unica risposta possibile alla crisi incombente per arrivare alla costruzione dell’europa dei popoli, dell’europa del progresso.”

Categorie: Politica

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